SPERIMENTAZIONE ANIMALE: tutto quello che c’è da sapere

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COSA SI INTENTE PER SPERIMENTAZIONE ANIMALE?

Con l’espressione sperimentazione animale s’intende l’utilizzo di animali per scopi scientifici. In generale, la sperimentazione animale può essere di base oppure applicata.

Nel primo caso, la ricerca mira a comprendere le caratteristiche di quel dato animale sotto osservazione, per poter ampliare lo spettro delle nostre conoscenze in campo teorico. Per esempio, lo studio del canto di un particolare uccello può servire a conoscere meglio i meccanismi evolutivi che portano al manifestarsi di quel tipo specifico di comunicazione vocale.

Nel secondo caso, invece, l’animale è usato come modello, vale a dire come mezzo per comprendere meglio una determinata caratteristica biologica di un’altra specie, per lo più quella umana. Di solito, per sperimentazione animale s’intende proprio questo secondo aspetto e gli animali sono generalmente utilizzati per meglio conoscere l’origine di una serie di malattie e disturbi che colpiscono la nostra specie, in modo da prevenirli e curarli.

Benché apparentemente distanti, i due tipi di ricerca sono invece essenziali uno per l’altro: infatti, mediante la ricerca di base si possono acquisire informazioni fondamentali per la sperimentazione applicata.

A livello di corredo cromosomico esistono molte più similitudini che differenze tra le varie specie animali. Ad esempio, i topi condividono con l’uomo l’80 % del patrimonio genetico, mentre le funzioni dei geni sono identiche. Infatti, nell’albero evolutivo di tutte le specie viventi, la distanza fra il ramo dei roditori e quello che ha portato a Homo Sapiens è assai ridotta.

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In virtù di questa “parentelamolecolare, i risultati dei test in animali sufficientemente simili a noi, possono dare indicazioni molto utili:

Possono per esempio suggerire che una terapia sarà tollerabile nell’uomo se negli animali non darà problemi al cuore e alla respirazione; se non provocherà effetti sedativi o stimolanti; se non modificherà l’equilibrio ormonale e così via.

La sicurezza e l’assenza di effetti collaterali che non solo pretendiamo, ma che spesso diamo per scontati, richiedono di sperimentare le terapie negli animali di laboratorio.
Si tratta comunque di sperimentazioni che sono regolate da norme molto severe, che tutelano il benessere degli animali e ne limitano l’utilizzo al minimo indispensabile.

Per queste ragioni gli esperimenti negli animali sono richiesti per legge prima che si possa passare alla sperimentazione clinica nell’uomo. Per ogni sperimentazione animale è obbligatorio ottenere l’autorizzazione del Ministero della Salute. Solo se il Ministero dà parere positivo, dopo aver accertato l’importanza della ricerca, l’impossibilità di condurla con sistemi alternativi e, soprattutto, dopo aver ricevuto le garanzie che gli animali saranno salvaguardati da ogni sofferenza, questi progetti potranno avere accesso ai finanziamenti

DA COSA È REGOLATA LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE?

Ad oggi la sperimentazione animale in UE è regolata dalla Direttiva 2010/63/Ue Del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ormai seguita da tutti e 28 gli stati dell’Unione Europea.

Tale Direttiva UE pone “l’obiettivo finale della completa sostituzione delle procedure su animali vivi a fini scientifici ed educativi non appena ciò sia scientificamente possibile” e impone agli Stati Membri di migliorare il benessere degli animali utilizzati nelle procedure scientifiche, rafforzando le norme per la loro tutela in linea con i più recenti sviluppi scientifici”.

L’Italia solamente dal 2014 si è conformata (adeguata) a tale direttiva con il Decreto Legislativo 4 Marzo 2014, n. 26 (GU n. 61 del 14 marzo 2014) il quale determina l’attuazione (attua) della (la) Direttiva Europea, e introduce disposizioni per migliorare le procedure a tutela dell’animale, le condizioni di allevamento di quest’ultimo, la sistemazione e cura e vieta l’uso di specie in via di estinzione (salvo casi eccezionali).
Il Decreto Legislativo 26/2014, accogliendo le osservazioni delle Commissioni competenti, riesce a suddividere le risorse a disposizione in egual misura fra, la formazione di un personale qualificato e lo sviluppo di metodi alternativi che, nello schema di Decreto presentato alle Camere, erano sbilanciate a favore della formazione.
In aggiunta, il Decreto introduce una parte più restrittiva di regolazione rispetto a quello Europeo vietando esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia, divieto di utilizzo di animali per esperimenti bellici, xenotrapianti e per ricerche su sostanze d’abuso. Il Decreto quindi ha la finalità di rafforzare la tutela animale, fermo restando l’obiettivo primario delle ricerche finalizzate alla salute umana.

QUALI SONO LE SPECIE IMPIEGATE?

Se i roditori si confermano gli animali più utilizzati (80%), la sperimentazione viene effettuata anche su conigli (3%), scimmie (1%), cani e gatti. Non mancano poi rettili, anfibi e pesci (9,6%) e gli uccelli (6%), mentre cavalli, asini e ibridi, suini, caprini, ovini e bovini rappresentano soltanto l’1%.

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Nessun animale può considerarsi un modello diuomo semplificato

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Ragion per cui i ricercatori prima di ricorrere all’utilizzo del modello animale, si avvalgono dei cosiddetti “modelli alternativi”, ovvero l’impiego di tecniche e procedure atte a ridurre l’uso di animali e a volte in grado sostituirli completamente, ma anche in grado di limitarne o eliminarne le sofferenze al massimo.